Etica is the brand-new black, ecco perché i brand amano sostenibilità e salute

Se gli anni ’80 e ’90 sono stati quelli dello spreco, quelli attuali, complice anche la crisi che ha portato a riconsiderare stili di vita e modelli di consumo, potrebbero essere definiti gli anni dell’ecosostenibilità e di un approccio healthy che si riflette in molti aspetti diversi.Sempre più spesso sentiamo parlare di aziende che permettono ai propri dipendenti di portare in ufficio cani ed altri animali da compagnia, oppure che offrono corsi di yoga ed orari flessibili ed anche nella filiera produttiva– dalla scelta delle materie prime, ai processi ed i macchinari utilizzati– a farla da padrone è l’approccio green, che premia anche da un punto di vista economico. Il marketing e la comunicazione sempre più sottolineano questi aspetti virtuosi tanto che, spesso, a fare notizia sono i brand che non adottano comportamenti responsabili.L’ etica è come il nero, va su tutto Se fino a qualche anno fa essere “eco”oppure”bio”age una moda,

oggi le cose sono varied. Essere etici

è diventato un bisogno impellente per ristabilire equilibri e combattere, per quanto possibile, l’ingiustizia sociale.Secondo i dati di Oxfam del 2015, infatti, solamente 62 persone(rispetto alle 388 del 2010)possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, la

metà più povera della popolazione mondiale.”Il marketing 3.0 configura la fase in cui le imprese spostano la propria focalizzazione dal consumatore all’umanità nel suo complesso e a ricerca di un profitto viene bilanciata dalla responsabilità sociale dell’impresa”spiega Philip Kotler. LEGGI ANCHE: Il marketing tra sharing economy e intelligenza artificiale: intervista esclusiva a Philip Kotler Non è solo la reputazione a trarre giovamento da un approccio più consapevole

, ma anche il profitto, attraverso la creazione di un valore per gli azionisti, per i dipendenti, per i fornitori e per la collettività che si trasforma in un ricavo per altre aziende.La voglia di essere più etici ha

contagiato tutti i settori, dalla moda al design, passando per il food, l’automotive e persino la cosmetica.Leggi anche: Sluggish style, la risposta della moda alla necessità di

inquinare meno E i brand name? Politiche di ecosostenibilitàSono sempre di più e sempre più varie le iniziative che i brand hanno promosso o a cui hanno aderito per portare avanti la loro lotta per un pastello e le gote dirosa, come quelle delle contadine. Nuances e pigmenti saranno caldi naturali ispirati ai boschi e alla vita agreste”.

Source

http://www.ninjamarketing.it/2018/05/28/etico-e-bello/

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